NESSUN DOLORE Lucio Battisti

NESSUN DOLORE Lucio BattistiSe Hitler avesse vinto la seconda guerra mondiale……Se Berlinguer fosse vivo…..Se Battisti fosse nato in Inghilterra o in America…..Sono ipotesi che innescano esercizi di fantasia e speculazione poco produttivi. Un volo di cicogna oltremanica avrebbe garantito al nostro Lucio il successo internazionale riservato alle star del mondo anglosassone. Fa piacere pensarlo (accidenti a quel bisogno di approvazione non soddisfatto durante l’infanzia!), ma credo che il Battisti profeta in patria sia di per sè un omaggio adeguato all’italico orgoglio. Nell’album Una donna per amico un po’ di Inghilterra c’è: registrazione, produzione e strumentisti ci consegnano un sound lontanissimo da quello del Battisti prima maniera. L’attacco di Nessun dolore è affidato a una tastiera che si muove per semitoni, e tutto ciò che precede il tema principale, dove il cantato diviene più aperto e il ritmo più ballabile, conserva una certa tensione introduttiva. Nel complesso il sapore è funkeggiante, vagamente sofisticato, spicca un sintetizzatore che può ricordare Jazz Carnival degli Azymuth (la sigla di Mixer, per intenderci), uscita un anno dopo. Il momento culminante è il falsetto sulla parola “dolore”, che arriva inaspettato e un po’ stridente, come quando pesti la coda al gatto senza volerlo. Ma quell’impennata colpisce dritto chi l’ascolta e caratterizza il pezzo in maniera definitiva. Proprio nel momento in cui si proclama indifferente, l’uomo che assiste ad un flirt dell’ex compagna tradisce il suo vero stato d’animo attraverso un sussulto della voce. E con calibrato sincronismo il coro ribadisce il motto “nessun dolore, nessun dolore” come un mantra di autoguarigione. Acqua azzurra acqua chiara, Un’avventura, Non è Francesca, ovvero l’amore puro, l’amore eterno, l’amore cieco celebrati da Battisti e Mogol a questo punto trasfigurano in utopia. Così, nella parabola creativa del grande duo, il sentimento idealizzato cede il passo alla disillusione.

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